Proteggi la fiamma,
perché se non la si protegge,
prima che ce ne rendiamo conto il vento la spegnerà,
quel vento stesso che l’aveva accesa.
Joseph Beuys
La Terra. Violata, maltrattata, bruciata, negata nella sua più profonda bellezza. Odiata e disprezzata da chi dovrebbe in realtà averne cura, da chi dovrebbe custodirla come bene prezioso da tramandare alle generazioni a venire. E poi la poesia, la bellezza dei versi come pioggia salvifica e balsamo rigeneratore. La bellezza salverà il mondo. La famosa frase, fatta pronunciare da Dostoevskij al principe Miškin, protagonista de “L’Idiota”, ben si accompagna a una lettura più profonda delle opere di Christian Costa. Poesia pura, nella sua accezione più profonda, che si unisce a un’indubbia sapienza manuale per dar vita a opere che richiedono, e impongono, uno sguardo attento, scevro da superficialità e da facili definizioni. Il giovane Costa urla attraverso i suoi Mondi ammaccati, i World’s words e i World’s words burned una chiara denuncia nei confronti di chi perpetra lo sfruttamento ai danni del nostro pianeta: tuttavia la sua voce di protesta viene sublimata nell’arte, diventando così ancora più forte e comunicativa. Le sue opere hanno quel valore aggiunto di cui già Vasilij Kandinskij parlava: sanno profetizzare il mondo, oltre a fornire spunti di riflessione. È raro incontrare un artista che riesca a coniugare in modo così perfetto forma e contenuto, rendendoli parte di un unicum espressivo e poetico. Ed ecco i Mondi ammaccati, sfere di legno, talvolta lasciate alla loro colorazione naturale altre volte smaltate, con applicate foglie d’oro e d’argento che riproducono la geografia terrestre, schiacciati come lattine ormai inutilizzate e inutilizzabili, deformati e quindi trasformati da sfere in dischi, piegati e stropicciati da una mano senza controllo. Eppure Costa li plasma, li accarezza con una manualità da artigiano, ne ammorbidisce le forme, lasciando che sia la luce a definirne i contorni, a mettere in evidenza le venature del legno, in un gioco suggestivo di luci e ombre. Se i mondi ammaccati non consentono all’osservatore di intravedere possibili vie di salvezza, i World’s words sono invece luminosi momenti di speranza. La pelle ammaccata delle sfere e delle tavole si arricchisce di versi di poesie e di brani tratti dalla storia della letteratura internazionale. Cerchi concentrici di parole, ora fitti ora diradati sulla superficie lignea, rappresentano la rivincita dell’Uomo nella sua essenza più pura. La cultura, e la sua capacità di sopravvivere al trascorrere dei secoli, diventa l’unica via di salvezza per l’umanità e per il pianeta che ci ospita: riportarla con minuziosità certosina sull’opera è per lo scultore un modo per renderla immutabile. Con queste preziose creazioni lo scultore Costa dimostra di essere un colto ricercatore che non si accontenta dei risultati finora raggiunti. E dunque alla foglia d’argento e d’oro si aggiunge il cuoio, che definisce la fisionomia dei continenti nell’opera Il maestro e Margherita (Michail Bulgakov, serie World’s Words, 2012). C’è uno studio approfondito dietro ognuno di questi cosmi, ci sono sperimentazioni sui materiali, che rendono ogni singola scultura un pezzo unico. Inutile cercare qualcosa di casuale nella produzione di Costa, non lo troveremo mai: nelle tavole le scritte cadono dall’alto verso il basso come pioggia che ha il compito di lavare le brutture del mondo, la rarefazione delle parole e la diversa intensità di esse è funzionale al messaggio che vogliono comunicare. E poi le bruciature, l’elemento che forse più di ogni altro riesce a trasmettere il senso inquietante del punto di non ritorno. Di intensa e drammatica bellezza sono le due opere – una sfera e una tavola – su cui Costa riporta brani dell’opera di Primo Levi “Se questo è un uomo”. Il colore rosso sangue del legno e le bruciature accompagnano parole che riecheggiano indimenticate sofferenze. Nella poesia di prefazione al suo libro, Primo Levi scriveva “Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.” Parole di ammonimento al non dimenticare, che Christian Costa rende palpabili in questi preziosi e suggestivi microcosmi in cui è racchiusa tutta la sua acuta creatività.
Stefania Bison